330 GT Registry

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Ecco le Ferrari con quattro posti

Dalle "2+2" con scomodi sedili posteriori, alle attuali vetture un po' più confortevoli - Dal primo esemplare del 1948 alla Mondial T cabriolet del 1989 - Al Salone di Detroit 2004 l'ultimo modello

di Gianni Rogliatti

166 Inter del 1948 (nella foto di apertura) questo e un esemplare unico presentato dalla Touring al Salone di Torino a novembre, insieme alla ben più nota versione spider detta poi “barchetta”. Secondo una dichiarazione dell’ingegner Carlo Felice Bianchi Anderloni tale carrozzeria venne fatta su specifica richiesta di Ferrari in persona che evidentemente


voleva saggiare la reazione del pubblico di fronte ad una macchina a quattro posti prodotta da una marca prettamente sportiva
Cilindrata 1995 cm³, potenza 110 CV, velocità 170 km/h. A sinistra, un dettaglio del motore e, sopra, la scritta che identifica questo modello con tetto trasparente.



212 Inter Coupé Ghia del 1951: esemplare unico sul telaio 0189 EL. Oltre all’esemplare illustrato ne e stato prodotto
anche un altro con caratteristiche simili. Cilindrata 2562 cm³ potenza 150 CV, velocità 180 km/h.

 

Fedele allo spirito del suo Fondatore, la Ferrari, negli oltre 55 anni di attività, ha sempre costruito per i clienti auto sportive, derivate da quelle da corsa che hanno ottenuto più successi di qualunque altra marca, tra cui 13 titoli di campioni mondiali piloti ed altrettanti nel campionato mondiali Costruttori di Formula 1.
La maggior parte dei modelli è composta da berlinette, cabriolet o spider (comprese le mitiche “barchette” della Touring Superleggera) tutte vetture a due posti. Tra i modelli più rari ci sono anche due interessanti esemplari di berlinette a tre posti e con il volante al centro.


 

250 GT “2+2” del 1960 con carrozzeria Pininfarina, primo modello "2+2" prodotta in serie. Cilindrata 2953 cm’, potenza 240 CV, velocità 217 km/h. Gli ultimi 50 esemplari sono stati dotati del motore 330 senza modifiche estatiche e sono stati chiamati non ufficialmente "America".

330 GT “2+2” del 1964 con carrozzeria Pininfarina, prodotta in serie con due varianti nella fanaleria anteriore a due e quattro fari. Cilindrata 3967 cm’, potenza 300 CV, velocità 245 km/h.

 

Ma sono state costruite anche Ferrari a quattro posti: inizialmente esemplari unici destinati a clienti che li avevano richiesti e poi modelli prodotti in serie a partire dal 1960 e questa è una chiara indicazione che il gusto della clientela si è orientato gradatamente e in modo non eccessivo verso questo tipo di carrozzeria.

Nella tipologia della marca il modello a 4 posti è stato dunque inizialmente più l’eccezione che la regola tanto che venne denominato “2+2” ad indicare che i due posti anteriori erano quelli normali e gli altri due, se non proprio di fortuna, erano meno comodi.

Non sono mai stati fatti modelli a 4 porte considerati non in linea con lo spirito Ferrari (anche se ad un certo punto ci si è andati molto vicino). Tuttavia l’evoluzione della clientela ha portato a rendere sempre più comodi e spaziosi anche i sedili posteriori tanto che a partire dal modello con la sigla 400 è stata omessa la dicitura aggiuntiva “2+2” a conferma della omogenea comodità di tutti i posti.

La grande maggioranza (sia come numero di modelli che di esemplari prodotti) delle vetture a quattro posti si trova nelle serie con motore anteriore a 12 cilindri carrozzati da Pininfarina, ma ci sono alcuni esemplari del periodo iniziale prodotti dalla Touring Superleggera e dalla Ghia.


365 GT “2+2” del 1967 con Pininfarina, prodotta in serie con il motore di cilindrata maggiore utilizzato per la prima volta sulla vettura a quattro posti. Cilindrata 4390 cm³, potenza 320 CV, velocità 245 km/h.
365 GT/4 “2+2” del 1972 con carrozzeria Pininfarina, prodotta in serie. Il motore è stato potenziato con l’impiego di sei carburatori doppio corpo e le teste con doppio albero a camme. La velocità resta uguale a quella del modello precedente. Cilindrata 4390 cm’, potenza 340 CV, velocità 245 km/h.


400 e 400 Automatic nuovo modello del 1976 carrozzato dalla Pininfarina nelle due versioni con cambio manuale e automatico, prodotto in serie. Cilindrata 4823 cm³, potenza 340 CV, velocità 245 km/h con cambio manuale e 240 con cambio automatico. Nel 1979 stato introdotto il motore a iniezione con uguali prestazioni che ha comportato il cambio di sigle in 400 GTi e 400 Automatici.
412 del 1985 presentata dalla Pininfarina e prodotta in serie con cambio manuale oppure automatico. Cilindrata 4943 cm³, potenza 340 CV, velocità 250 km/h con cambio manuale e 245 km/h con cambio automatico.

 

Naturalmente i modelli a quattro posti hanno acquisito i perfezionamenti meccanici derivati dalla esperienza sportiva: cosi il leggendario motore a 12 cilindri a V di 60° aumentava progressivamente di cilindrata dal modello 166 al 212, poi al 250 al 330 ed infine al 365. Tutte queste sigle si riferiscono alla cilindrata di un singolo cilindro (arrotondata) talché quella dell’intero motore passava dai due litri del tipo 166 al 4,4 litri del 365 GT 2+2 del 1967.

Questa sigla ricompare modificata in 365 GT/4 “2+2” nel 1972: era avvenuta una trasformazione con il passaggio dall’albero a camme singolo per ciascuna fila di cilindri al doppio asse a camme, quattro in totale. Un’ altra importante innovazione si è avuta con l’adozione della iniezione del carburante in sostituzione dei carburatori, avvenuta con il modello 400 GT che è diventato 400 GTi nel 1979.

L’iniezione è stata dapprima del tipo con dosato- re meccanico (Bosch K Jetronic) e successiva mente con il sistema elettronico a partire dal modello 412.

Altre innovazioni riguardavano il telaio con l’adozione dei freni a disco a partire già dal modello 250, delle sospensioni posteriori a ruote indipendenti, e poi via via con tutte le innovazioni tecnologiche atte a migliorare confort e tenuta di strada, due esigenze antitetiche ma che sulle Ferrari sono combinate tra loro con successo.


456 GT del 1992 presentata dalla Pininfarina con cambio manuale e prodotta in serie. Il motore di nuovo disegno, ha le file dei cilindri separa le da un angolo di 65° e non più il classico 60°.

Cilindrata 5474 cm³, potenza 442 CV, velocità oltre 300 km/h. Nel 1996 viene presentata la versione 456 GTA con cambio automatico che ha richiesto la messa a punto di un gruppo cambio/ponte posteriore totalmente nuovo.

Stesse caratteristiche e velocità massima 298 km/h.


456M GT e 456M GTA del 1998: versioni modificate nell’estetica ed in alcuni dettagli del modello originale 456 con cambio manuale e automatico. Carrozzeria in alluminio su telaio in acciaio e cofano in materiali compositi.
Caratteristiche tecniche invariate.


 

Dino 308 GT4 del 1974 costruita dalla carrozzeria Bertone, con motore posteriore trasversale, 8 cilindri a V di 90°, cilindrata 2925 cm³, potenza 255 CV, velocità 250 km/h.
Sulla stessa carrozzeria e stato montato anche il motore V8 di soli 2 litri di cilindrata con 155 CV che consentiva una velocità di 215 km/h.

Nelle foto a sinistra, il cruscotto e i caratteristici due sportelli posteriori per motore e vano bagagli.

 

Ma le Ferrari a quattro posti non sono solo quelle col motore V 12: è giusto ricordare che nella evoluzione dei modelli granturismo con motore posteriore trasversale a 8 cilindri ha trovato una sua collocazione la serie dei Mondial che ha avuto inizio col Mondial 8 del 1980, seguito dal Mondial cabriolet del 1983 (unico esempio di cabriolet a 4 posti nella tipologia Ferrari), poi il Mondial 3,2 del 1985 in versione sia chiusa che aperta che è la evoluzione dei tipi precedenti con il nuovo motore di maggior cilindrata; ed infine il Mondial T del 1989, anch’esso in versione chiusa ed aperta. Tutti questi modelli sono carrozzati da Pininfarina.

Va ricordata anche una eccezione interessante per il nome e la realizzazione, cioè il modello Dino 308 0T4: era la transizione dalla serie Dino a 6 cilindri alla nuova serie con motore ad 8 cilindri le cui versioni berlinetta e spider a due posti erano carrozzate da Pininfarina con la denominazione di 308 GTB e 308 GTS rispettivamente.


Mondial 8 del 1980: disegno della Pininfarina con un nome che riprende un modello sporti; o degli Anni 50: il numero indica il motore a 8 cilindri. Cilindrata 2927 cm³, potenza 214 CV, velocità 230 km/h. Nel 1982 il motore venne dotato di quattro valvole per cilindro, dando origine al nome Quattrovalvole e nel 1985 venne aumentata la cilindrata a 3185 cm³ e la potenza a 270 con piccole modifiche.
Mondial Cabriolet del 1983: anche la versione cabriolet è stata disegnata da Pininfarina ed è uscita già con il motore Quattrovalvole, seguita poi nel 1985 da quella di cilindrata maggiorata a 3185 cm³ come per il coupé di cui riprende tutti gli elementi stilistici e le caratteristiche tecniche.

Mondial T del 1989: modello completamente nuovo nella meccanica e nella carrozzeria disegnata da Pininfarina.
l gruppo propulsore posteriore presenta il motore longitudinale ed il cambio trasversale per una migliore accessibilità ed efficienza. Nella carrozzeria si notano le grigliature laterali diverse dal precedente Mondial. Cilindrata 3405 cm³, potenza 300 CV, velocità 255 km/h.

Mondial T Cabriolet del 1989: il rinnovamento tecnico e stilistico del coupé si ritrova anche sul cabriolet che acquista una linea più slanciata grazie alla modifica delle grigliature per le prese d’aria laterali.
Cilindrata 3405 cm³, potenza 300 CV, velocità 255 km/h.

 

Per la versione a quattro posti venne scelta la carrozzeria Bertone che ne ha prodotto anche una variante con motore da due litri destinata principalmente al mercato italiano per motivi fiscali (l’IVA raddoppiava oltre i due litri di cilindrata) denominata 208 GT4.

In questo articolo sono stati illustrati in ordine cronologico e nella prima parte tutti i tipi ufficialmente riconosciuti con motore a 12 cilindri. Nella seconda parte a cominciare dal Dino 308 GT4 si trovano i modelli con il motore a 8 cilindri che sono spesso dimenticati quando si parla di Ferrari a quattro posti e che tuttavia sono molto interessanti sul piano generale ed anche dal punto di vista collezionistico perché appaiono sottovalutati. Per tutti viene anche indicato quando sono intervenute delle varianti meccaniche senza modifiche di spicco alla carrozzeria.

 

“612 Scaglietti”: la Ferrari onora un grande maestro


In alto, la vista di 3/4 anteriore della 612 Scaglietti mostra due degli stilemi classici Ferrari e precisamente la griglia della presa d’aria a forma di trapezio e la concavità della fiancata, che ricorda la 375 MM chiamata Bergman dal nome della famosa proprietaria, l’attrice Ingrid. In basso, Nella vista di fianco è subito evidente il passo molto lungo mentre lo sbalzo posteriore è rimasto pressoché invariato.

Una nuova Ferrari è sempre un avvenimento ma questa volta si tratta di un evento eccezionale. Sergio Pininfarina, il carrozziere che dal 1952 veste le Gran Turismo di Maranello, ha creato una nuova vettura Granturismo a quattro posti che la Casa ha dedicato all’altro grande costruttore di macchine leggendarie del “cavallino rampante”, Sergio Scaglietti.

Per chi non lo sapesse, Scaglietti è colui che ha costruito la maggior parte dei modelli sportivi Ferrari degli Anni Cinquanta, tra i quali anche il mitico spider California ed ha concluso la serie nel 1962 con la 250 GTO: una delle più belle automobili di tutti i tempi.

La nuova 612 Scaglietti continua la serie dei modelli Ferrari a quattro posti denominati anche Gran Turismo e inizialmente “2+2” per distinguerli dalle versioni più sportive che erano a soli due posti. E’ sintomatico che la dicitura “2+2” sia stata abbandonata perché adesso i quattro posti sono ugualmente comodi, mentre nella vecchia filosofia del “2+2” si potevano considerare i sedili posteriori come di seconda classe e per un uso sporadico. La nuova vettura ospita quattro persone in modo confortevole per viaggi di qualsiasi lunghezza, come confermato anche dalla maggiore capienza del bagagliaio.

La sigla 612 si rifà ad uno dei vari sistemi di nomenclatura usati dalla Marca e relativi alle caratteristiche del motore, più precisamente alla combinazione dei litri di cilindrata (6) e del numero di cilindri (12). Questo numero era già stato usato in passato, ma per un tipo totalmente diverso di vettura, lo spider da competizione 612 Can Am, destinato alla serie di gare disputate in America del Nord e precisamente in Canada e Stati Uniti.

Annunciata nel mese di ottobre, la nuova macchina sarà presentata al Salone di Detroit (USA) nel gennaio 2004. Eccone la descrizione completa, mentre rulli i dati tecnici sono contenuti nella scheda.

L'architettura generale della macchina è quella classica, con il motore anteriore e la trazione posteriore: per una migliore ripartizione dei pesi il passo è stato allungato rispetto al precedente modello 456 M GT in modo da spostare il motore all’indietro ed all’interno del passo. In tal modo si ottiene una ripartizione ottimale dei pesi che, a vettura scarica, è del 46 % sull’ avantreno e del 54 % sul retrotreno, per rimanere pressoché immutata con i due passeggeri anteriori ed aumentare leggermente sul retrotreno a pieno carico. Distribuzione corretta per una vettura a trazione posteriore, specialmente come in questo caso dove l’elevata potenza richiede un peso aderente adeguato sulle ruote motrici.

Il cambio è in blocco col differenziale posteriore (del tipo a slittamento controllato), ma adesso è stato introdotto anche su questo modello il cambio robotizzato derivato, come è noto, dalla esperienza Ferrari in Formula 1.

La costruzione è totalmente innovativa, in quanto viene adottata la scocca integrale col telaio totalmente in allumino, soluzione d’avanguardia applicata sinora a poche vetture e che la Ferrari ha adottato già sul modello 360 Modena. L’alluminio ha consentito di risparmiare 60 kg di peso, sempre rispetto al modello 456 M GT, pur con la lunghezza aumentata di 139 mm, ed al tempo stesso grazie alle sue caratteristiche fisiche ha reso la struttura più rigida, tant’è che il rapporto rigidità-peso è migliorato del 60 %. Una cura particolare è stata rivolta al mantenimento del baricentro più basso possibile, che garantisce benefici in fatto di comportamento dinamico, ma senza sacrificare l’altezza interna, che anzi è stata aumentata per quanto riguarda i sedili posteriori.


Il cruscotto è una unione di classico e moderno: gli strumenti principali sono rotondi come vuole la tradizione e la funzionalità ma il loro funzionamento, cosi come le altre informazioni, sono a controllo elettronico.

Il motore a 12 cilindri di 5748 cm³ di cilindrata è dotato di tutti i perfezionamenti resi possibili dall’elettronica per quanto riguarda alimentazione ed accensione, regolazione dell'anticipo grazie ai sensori di detonazione e fasatura variabile Grazie a ciò e stato possibile fare un motore che risponde alle più severe norme antinquinamento europee ed americane ma anche ottenere una potenza molto elevata, di ben 540 CV, con caratteristiche di elasticità eccezionali. Una simile potenza associata ad un cambio a sei marce con la possibilità di comandano tramite le leve sotto al volante offre prestazioni degne del nome della vettura. Anche se il tipo di clientela di questo modello apprezzerà maggiormente la silenziosità ed il confort generale più del fatto di poter accelerare da zero a 100 km/h in poco più di 4 secondi.

Le sospensioni indipendenti con sistemi di smorzamento controllati da un raffinato impianto elettronico si adattano sia alle condizioni stradali che allo stile di guida.

I freni a disco ventilati, anch’essi dotati di controlli elettronici della frenata, sono ovviamente all’altezza della situazione.

Quanto alla carrozzeria, la linea Pininfarina ha ripreso come sempre alcuni stilemi del passato (tipica la concavità sulle fiancate reminiscenza del modello 375 MM detto Bergman perché fatta costruire da Rossellini per la grande attrice svedese) inserendoli elegantemente nella nuova forma. Anche i gruppi ottici carenati che continuano la linea dei parafanghi sono un’eredità di alcuni modelli creati da Scaglietti.

Un fattore importante è il grande spazio e la maggiore facilità di accesso anche per i passeggeri posteriori (grazie all’ allungamento del passo di ben 350 mm rispetto alla 456 GTM) e rifiniture sempre migliori sono gli elementi caratteristici di questa nuova portabandiera dell’industria italiana dell’automobile.

Parti in alluminio sono inserite negli interni in pelle, i sistemi di condizionamento, strumenti e comandi fino alla parte audio progettata specificatamente per questa macchina sono tra le caratteristiche più qualificanti.

Nella pagina a sinistra, in alto, nella parte posteriore della vettura troviamo un altro simbolo che la Ferrari raramente ha abbandonato e cioè i quattro fanalini tondi. Sul baule si nota la presenza del nolder che ha funzioni aerodinamiche; sotto, da sinistra, gli interni elegantissimi sono anche personalizzabili secondo le richieste dei singoli clienti. Lo spazio per i passeggeri posteriori è così ampio che la vettura si può definire una vera quattro posti; alluminio e carbonio sono i materiali scelti per i comandi, come i pedali e le leve di azionamento del cambio situate sotto al volante.

Il posto di guida riflette la filosofia della Ferrari, nel senso di non affollare il cruscotto di strumenti e comandi difficili da interpretare: si mette ciò che serve ma si evitano i gadget. Lo strumento più grande è il contagiri, proprio in asse davanti al pilota come si conviene ad una macchina dalle grandi tradizioni sportive, affiancato sulla destra dal tachimetro. A sinistra ci sono i vari indicatori secondari, comprendenti manometro e termometro dell’olio, livello benzina, orologio. I sistemi sono elettronici, anche se i due strumenti principali hanno la forma rotonda tradizionale, quella ergonomicamente più leggibile perché analogica. Sul piano dell’ergonomia vanno visti i pulsanti sulle razze del volante che servono per alcune funzioni importanti come la scelta della logica di comando del cambio e delle sospensioni, la scelta di cosa mostrare sul display e quali funzioni attivare. Con questi comandi il guidatore può attivare funzioni utili senza togliere le mani dal volante né lo sguardo dalla strada.

Comandi che si usano ad intervalli più lunghi, come ad esempio quelli delle luci, sono sistemati a sinistra del piantone dello sterzo.

Scaglietti, da battilastra a carrozziere per la Ferrari


Sergio Scaglietti, sulla destra, in compagnia di Sergio Pininfarina, in occasione della presentazione della "456M GT".

Gli inglesi le chiamano "living legend" cioè le persone diventate leggenda già in vita: Sergio Scaglietti, l’uomo che negli Anni Cinquanta e Sessanta ha plasmato alcune delle più belle carrozzerie delle Ferrari da competizione è una di queste.

Nato a Modena il 9 gennaio 1920 in una famiglia modesta, aveva cominciato assai presto. all’dà di soli 13 anni. a lavorare come apprendista battilastra presso una officina locale dove operava anche suo fratello.

A quei tempi si cominciava presto a lavorare e ricorda lui stesso “dopo sei mesi di pratica si se il giovane è bravo in questo mestiere”. ossia se l'apprendista ha occhio e destrezza per modellare la lamiera. In quella officina andava anche Enzo Ferrari e fu lì che lo conobbe: Ferrari aveva 22 anni più di lui e negli Anni Trenta era giù affermato come capo della omonima scuderia che correva con le Alfa Romeo. L‘impressione che di lui ebbe Scaglietti fu indelebile.

A 17 anni andò a lavorare presso un'altra ditta che eseguiva lavori di carrozzeria per La Scuderia Ferrari e presto gli capitò di andare ad eseguire lavori direttamente sulle Alfa Romeo da corsa.

Richiamato alle armi, dopo Folto settembre fece la Resistenza dopo la guerra riprese l’attività di carrozziere, ma non ancora in proprio, ed esegui le riparazioni di una Ferrari 166 carrozzata l'barchetta Touring di un cliente che .aveva subito un incidente.

Il salto di qualità avvenne nel 1951 quando si mise in proprio con due soci e l’obiettivo di lavorare per Ferrari.

La prima officina era vicina alla stazione ferroviaria di Modena in via Moine Kosica e vi lavoravano in media una decina di persone.

Da questa officina sono uscite le più belle vetture sport degli Anni Cinquanta clic vanno dal la 500 Mondial, alla 750 Monza fino alla California, per quanto riguarda le versioni aperte, mentre tra i modelli con carrozzeria chiusa è indimenticabile la berlinetta 250 GT divenuta celebre tra gli appassionali col nomignolo “Tour de France” per le numerose vittorie riportate nella durissima gara francese. La sua opera più bella rimane la mitica 250 GTO, costruita in soli 36 esemplari e che è oggi probabilmente l'auto storica più cara del mondo. Sotto le sapienti mani di Sergio Scaglietti e dei suoi collaboratori la lamiera di alluminio prendeva a forma e di diventava scultura in movimento.

La sua nuova fabbrica realizzata per fare le Ferrari in quantità più consistenti, Scaglietti l’ha inaugurata nel 1960 sulla via Emilia all’angolo con quella che oggi è la tangenziale.

Sul tetto dell’edificio è rimasto in suo onore il nome “Stabilimento Scaglietti” anche oggi che fa parte del complesso industriale della Ferrari e dove si continuano a costruire le carrozzerie. Il primo capannone era di 3000 m² e successivamente (nel 1973) è stato portato a 10.000 su una superficie totale del terreno di 15.000 m². Quando la Fiat è entrata in società con Ferrari nel 1969, Scaglietti ha ceduto la fabbrica ma è rimasto al suo posto, affiancato dai figli Oscar e Claudio e dal nipote fino al 1985 quando è andato in pensione ma continuando a prestare la sua preziosa opera di consulente.

E’ stato uno dei pochissimi amici che Enzo Ferrari ha continuato a vedere fino all' ultimo. Attualmente rimane vicino alla Ferrari sempre pronto a dare consigli e ricordare come si facevano le auto di un tempo.

 

Caratteristiche tecniche

Motore: anteriore longitudinale. 12 cilindri a V di 65° raffreddamento ad acqua, blocco e teste in lega leggera

Alesaggio e corsa: mm 89 x 77
Cilindrata totale: 5748 cm³
Rapporto di compressione: 11,2 a 1
Potenza: 398 kW (540 CV) a 7250 giri/min
Coppia max: 588 Nm (60 kgm) a 5250 giri/min
Distribuzione: 2 valvole di aspirazione e 2 di scarico per ciascun cilindro. 4 assi a camme in testa comando a cinghie dentate
Alimentazione: iniezione elettronica
Accensione: elettronica
Lubrificazione: carter secco con pompa di manciata e due di recupero
Autotelaio: Tipo 137; struttura monoblocco in alluminio con rivestimento in alluminio

Trazione: posteriore. cambio e differenziale in blocco; 6 marce e RM, coniando manuale o robotizzato F1 A

Sterzo: pignone e cremagliera. servoassistito

Freni: 4 dischi ventilati. servofreno, ABS

Sospensioni: anteriori indipendenti, bracci trasversali. molle elicoidali;
posteriori indipendenti. bracci trasversali. molle elicoidali;
ammortizzatori telescopici idraulici a controllo elettronico
Dimensioni: carreggiate m 1,688 / 1,641:
lunghezza m 4,902; larghezza m 1,957:
altezza m 1,344; passo m 2,950

Peso in ordine di marcia (con liquidi): kg 1840
Serbatoio: benzina 110 litri
Prestazioni: velocità max oltre 315 km/h:
accelerazione 0-100 km/h in 4,2”.

A destra, il poderoso motore V 12 con i cassonetti di aspirazione dipinti di rosso, elemento distintivo dei motori Ferrari più spinti che avevano le teste di questo colore.